giovedì 29 maggio 2008

Sicurezza e deriva intollerante? Non nell'Italia Centrale!

Si assiste in questi giorni ad una serie di notizie che riveleno un'intolleranza di vari strati della società italiana.

E' difficile sapere se queste notizie sono dovute all'aumento di episodi violenti e intolleranti favoriti dalla presenza di questo governo al potere, o semplicemente al fatto che molti mezzi di comunicazione approfittano della situazione (Lega e destra al governo, Alemanno a Roma eccetera) per fare sensazionalismo da quattro soldi e vendere giornali.

Inoltre le forze dell'ordine sembrano non fare molto per la sicurezza, ormai da troppi anni, e i risentimenti e le paure della parte più esposta della società si fanno ovviamente sentire.

Comunque sia, gli episodi di Napoli, di Verona, di Lecco o della stessa Roma esistono e non ci appartengono. I gruppi di picchiatori e le folle inferocite che battono le "province Padane", le grandi e piccole città del Nord e del Sud ancora non hanno contaminato l'Italia Centrale. E non devono passare, anche se non ne siamo immuni.

Autonomia per l'Italia Centrale, basta con l'egemonia Padana e Meridionale!

giovedì 8 maggio 2008

GOVERNO LOMBARDOSICULO...

Come volevasi dimostrare, il nuovo governo è composto essenzialmente da lombardi e siciliani, in misura minore da veneti, campani ecc.

Su 21 membri del governo, 17 0 19 vengono dalle stesse quattro regioni del nord e del sud.

Questa è, come prima e più di prima, la scarsissima rappresentanza degli interessi dell'Italia Centrale nel governo, che quindi sacrificherà ancora i nostri bisogni e le nostre priorità.

Ci vuole un cambiamento dal basso, prima che sia troppo tardi.

mercoledì 7 maggio 2008

AUTONOMIA E' DEMOCRAZIA DAL BASSO

CI sono spesso le solite solite obiezioni all'autonomismo.

Ad esempio, si dice che cosí si creano più posti politici ("la casta"), più burocrazia; che continuando ad estendere i poteri delle regioni in materia di sanità arriveremo al punto che i cittadini di una regione avranno diritti più o meno ampi di quelli della regione vicina.

Per essere chiari: se una regione vuole un sistema interamente privato e un’altra interamente pubblico, che problema c’è? L’importante è che la scelta sia democratica, cioè che una maggioranza dei cittadini DEL LUOGO sia d’accordo.

Ciò che è inammissibile è quello che succede oggi: gente che in certe zone dell’Italia vota in massa per la destra e che poi si ritrova a subire delle politiche di sinistra, o gente che vota maggioritariamente a sinistra in ampie zone che poi si ritrova ad essere governata dalla destra nazionale.

L'autonomia decisionale e di spesa non è per forza burocrazia. Del resto la burocrazia degli enti locali esiste oggi, anche in assenza di vere autonomie.

martedì 6 maggio 2008

AUTONOMISMO PER L'ITALIA CENTRALE

C'è chi dice che non esiste un Italia centrale, ma solo un'Italia o mille campanili (comuni, province...) e che per questo le prospettive federali sono impossibili.

Niente di più sbagliato. L'autonomismo è perfettamente compatibile con le identità comunali e provinciali. Basta farlo bene e in modo efficiente.

E' vero, il concetto di federalismo è purtroppo associato in Italia a slogan come "Roma ladrona" e altri raffinati esercizi di dilettica padana.

Ma in realtà i concetti di federalismo o di autonomism sono ben più nobili.

Sono idee non estremiste che non hanno niente a che fare con il clima d'intolleranza politica e sociale che esiste in molte realtà sedicenti federali (...pensate solo al linciaggio dell'altro giorno in centro a Verona: ricordate l'ultimo linciaggio in piazza della signoria, o in piazza del popolo, o in corso vannucci, o in piazza del campo o in via giacomo leopardi....?).

L'autonomismo che vogliamo è quello della tolleranza e della convivenza.

lunedì 5 maggio 2008

FEDERALISMO FISCALE, MA NON BASTA

Il solo federalismo fiscale non è "la" soluzione.

L'ITALIA CENTRALE ha bisogno di rilanciare se stessa contando su se stessa, non solo contando i suoi soldi.

Il discorso di voler tenersi i soldi e non distribuirli ad altre regioni è semplificativo.
Per esempio, siccome i redditi prodotti in Emilia o in Lombardia sono superiori a quanto ricevono queste regioni, si dice che col federalismo fiscale ci sarebbero più soldi da spendere lí dove i redditi vengono prodotti.

Ma questi sono solo calcoli contabili, che tra l'altro dicono che nell'Italia centrale siamo più o meno in pareggio tra reddito prodotto e soldi ricevuti.

Il vero calcolo, anzi, la vera prospettiva è piuttosto responsabilizzarci a livello locale sia nella pianificazione della raccolta delle risorse locali, nella riscossione, nella pianificazione della spesa a livello locale e nella spesa stessa.

La cosa più importante non è spartirsi, anzi, tenersi il massimo di soldi, come se la questione del federalismo fosse un gioco a somma zero.

Invece si deve creare un autonomismo che spinga ad incrementare le risorse proprie, a creare nuove dinamiche di svilupo locale, a migliorare la propria situazione, lo sviluppo sociale ed economico.

venerdì 2 maggio 2008

FEDERALISMO VERO, AUTONOMIA, NO ALL'EGEMONIA DEL NORD E DEL SUD

Unisciti a noi per la creazione di un'alternativa federalista per l'ITALIA CENTRALE, contro il centralismo del Sud e il Leghismo rozzo e gli interessi del Nord.

Perché l’Italia Centrale conta poco o niente.

La spiegazione è semplicissima, basata su poche cifre.

Il problema è che l’Italia Centrale è poco popolata e per questo elegge pochi parlamentari e ha pochissimo potere.

Se sommiamo gli abitanti di Lombardia (quasi 10 milioni), Sicilia (5 milioni), Veneto (più di 4 milioni), Piemonte (più di 4 milioni), Campania (quasi 6 milioni) e Puglia (4 milioni), totalizziamo oltre 33 milioni di abitanti, molto più della metà della popolazione italiana (57-58 milioni)!

Invece le regioni dell’ITALIA CENTRALE hanno pochi abitanti (Marche 1 milione e mezzo, Toscana 3 milioni e mezzo, Umbria 900 mila, Abruzzo poco più di 1 milione, alto Lazio e Romagna meno di un milione…).

Si tratta di un minimo di 6 milioni e un massimo di 8 milioni di persone che vivono nell’ITALIA CENTRALE, una cifra ridicola. Meno della Lombardia da sola! Poco più che la Campania da sola!

Quindi è ovvio che con il sistema centralista o falsamente federalista basato sul potere Nord-Sud, chi ci rimette è l’Italia centrale.

I rimedi non sono semplici, ma sì che sono chiari: federalismo vero, una parte importante dell’IRPEF e delle tasse sulle imprese rimangano nelle nostre regioni; le istituzioni regionali o interregionali abbiano un vero potere decisionale e di spesa in quasi tutte le materie, escluse politica estera, difesa e poco altro.

Se nel parlamento e nel governo nazionale non potremo mai contare veramente per via della scarsa popolazione, che le decisioni e le risorse restino a livello locale!